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Thursday, December 13, 2007

L'eta' della mente-il vivere secondo coscienza/ The mind's age or Living according to consciousness



L’eta’ e’ un attributo dei corpi, cioe’ di cio’ le cui proprieta’ fisiche e morfologiche mutano nel tempo e che si usura. Come si puo’ calcolare l’eta’ di una coscienza? La coscienza – la mente- e’ una facolta’, non puo’ invecchiare e quindi non ha eta’.
Se si considera che la coscienza e’ una facolta’ del cervello, si puo’ dire che la coscienza ha l’eta’ del cervello. Ma e’ un dato di fatto che un corpo che invecchia puo’ mantenenere immutata la facolta’ mentale pur perdendo progressivamente varie funzionalita’. Una persona invecchiando puo’ diventare piu’ lenta nei movimenti ma rimanere molto agile di mente. Quindi sembra che il cervello abbia ritmi propri di invecchiamento e che le cellule cerebrali, sebbene abbiano la stessa eta’ delle altre cellule dello stesso corpo, si possano comportare come se fossero piu’ giovani.
Si puo’ dunque dire che la coscienza ha ritmi propri di invecchiamento che rispecchiano quelli del cervello e non coincidono necessariamente con quelli del resto del corpo. Oppure si puo’ dire che nonostante il corpo (e quindi anche il cervello) invecchi, la coscienza non invecchia e puo’ mantenersi dinamica ed energica in un corpo che con l’eta’ ha perso in parte altre funzionalita’. Quest’ultima affermazione farebbe pensare a un’esistenza della coscienza indipendente dal corpo: e’ un’ipotesi ragionevole perche’ basata su osservazioni oggettive (la dinamicita’ mentale e la creativita’ di cervelli “vecchi”) e che pertanto, per onesta’ va enunciata.

Un processo di invecchiamento implica una crescita, una specializzazione, cioe’ l’acquisizione di determinate funzioni, poi un’usura che porta a un decadimento. Ma la coscienza non segue necessariamente questo tipo si sviluppo: non necessariamente e’ soggetta a logorio. Di nuovo si puo’ pensare che il logorio della coscienza dipenda da quello del cervello –che sembra procedere in modo indipendente. In questo caso, l’eta’ del cervello e della mente e’ distinta e non si puo’ calcolare nel modo in cui si contano gli anni di un corpo. Non si puo’ parlare di eta’ della coscienza dandole lo stesso significato dell’eta’ del corpo che essa anima. In questi termini dunque la coscienza non ha eta’. Una persona ottantenne puo’ avere la vivacita’ di coscienza di un trentenne.

Il processo di sviluppo della coscienza avviene in modo diverso dal quello del corpo: la coscienza puo’ svilupparsi e trasformarsi in modo libero, non e’ soggetta a seguire un processo predefinito come il corpo. Come gia’ accennato, in condizioni normali il corpo si sviluppa in modo predeterminato, cresce, acquisisce proprieta’ funzionali, poi comincia a perdere la capacita’ di rinnovamento, si logora e decade: invecchia. La coscienza invece puo’ si’ svilupparsi in modo guidato e influenzato da eventi e persone, ma questo processo non e’ predeterminato (almeno non totalmente). In condizioni normali, quindi in assenza di coercizioni che impediscano studio ed esperienze, la coscienza, inizialmente guidata, ha poi la liberta’ di scegliere e accettare o meno condizionamenti al proprio sviluppo, e svilupparsi, cioe’ acquisire modi e capacita’ di espressione, in modo non prevedibile. La coscienza poi ha la proprieta’ di non logorarsi nel tempo, di non perdere agilita’.
La stanchezza dell’anima che si puo’ attribuire all’invecchiamento mentale (e non necessariamente cerebrale poiche’ puo’ manifestarsi in persone giovani) e’ uno stato di per se’ temporaneo, perche’ la coscienza ha sempre la proprieta’ di riacquistare tutto il suo vigore originario, a differenza del corpo.

Quindi ciascuno puo’ scegliere come esercitare la propria coscienza. Inoltre, i limiti che si possono raggiungere nel processo di conoscenza (cioe’ di sviluppo) sono indefinibili e potrebbero non esserci limiti. Per inciso, lo spingersi oltre i limiti noti non richiede di assumere sostanze chimiche che modificano le risposte corporee. Non esistono “anabolizzanti” della coscienza. Certe droghe influiscono sulle facolta’ mentali, ma come tali non sviluppano la coscienza: possono stimolarla temporaneamente e suggerire nuovi campi di esplorazione, ma non sono necessarie al superamento dei limiti e all’ampliamento della conoscenza.

Quindi la questione e’: adeguare l’attivita’ della coscienza all’eta’ del proprio corpo o lasciarla muovere indipendentemente? Esercitare la propria coscienza nel modo in cui gli altri se lo aspettano in relazione alla nostra eta’ fisica o continuare il suo sviluppo anche quando le cellule cerebrali hanno terminato il proprio?
Essere liberi (responsabilmente) o essere liberi nei limiti considerati ragionevoli per la nostra eta’ fisica?
E’ evidente dunque che l’eta’ ha un significato sociale. L’immagine che gli altri hanno di noi e i comportamenti che si aspettano da noi dipendono dalla nostra eta’.

La societa’ attuale fa della materia tangibile e delle apparenze la propria base, vuole procedere a passi quantificabili che compie dopo averne studiato dettagli e implicazioni, in modo da giustificarli. E’ realista e aspira ad esserlo perche’ identifica la razionalita’ con l’intelligenza. Esalta la razionalita’ come mezzo per descrivere e comprendere il mondo dei corpi, per delineare una realta’ ragionevole nella quale razionalmente integrarsi. Oggi la maggior parte delle persone si identificano solamente con il loro corpo e invecchiano con lui, andando a formare cosi’ una societa’ stratificata per eta’ in cui non solo il ruolo, ma anche la mentalita’ di ciascuno sono definiti e si conformano alla sua eta’. Questo modo di vita non e’ in genere un’imposizione, ma appare come la scelta piu’ ragionevole che permette a la una persona di adeguare la propria vita alle varie fasi del suo sviluppo fisico. Molti sono cosi’ condizionati nelle loro scelte di vita dall’equivoco dell’eta’. A causa di questo equivoco anche l’amore tra due coscienze legate a corpi di eta’ molto diverse, ma pur sempre contemporanei (e nel possible oblio dell’eternita’ che cosa conta sulla terra se non la contemporaneita’?) viene spesso considerato fasullo e non viene perseguito.

Ma l’evoluzione della societa’ dipende dall’esplorazione libera e onesta delle coscienze lungo percorsi “non realisti”: solo cosi’ si possono superare i limiti di quella che e’ accettata come realta’ e arrivare alla scoperta di nuove possibili combinazioni degli elementi reali e a una nuova definizione di realta’. Vivere onestamente secondo coscienza porta a mettere in discussione se stessi sempre, e nello stesso tempo i modelli di comportamento che ci vengono presentati come ragionevoli e retti e dunque da adottare.

Per la persona libera puo’ porsi un solo problema: come conciliare la mancanza di invecchiamento della propria coscienza con l’invecchiamento del proprio corpo? La persona libera non lascera’ che le sue attivita’ mentali -razionali ed emotive- siano condizionate dall’eta’ del corpo: quando il corpo non e’ un ostacolo, la sua coscienza spaziera’, continuando il suo (illimitato) processo di sviluppo, completamente incurante dell’eta’ del corpo.

Per chi e’ libero, il considerare la propria coscienza senza eta’ e il vivere secondo coscienza non devono necessariamente avere fini pratici e sociali, ma esprimono principalmente l’esigenza di essere se stessi e di conoscere, dispiegare e sviluppare le proprie uniche potenzialita’.

Age is an attribute of bodies, i.e. of substances whose physical and morphological properties change with time and deteriorate. How to calculate the age of a consciousness? Consciousness –the mind- is a faculty, it cannot get old and thus it has no age. If one considers that consciousness is a faculty of the brain, one can say that the age of a consciousness is that of the brain it’s linked to. But it’s a fact that an aging body may lose certain abilities while preserving intact its mental capacities. With the passage of time a person can lose agility in his body but not in his mind. It thus seems that the brain has its own aging rhythms and that the brain cells, despite being as old as those in the rest of a body, can behave as if they were younger.
On this base, one can conclude that consciousness has its own aging rhythms that reflect those of the brain and don’t necessarily coincide with those of the rest of the body. Alternatively, one can conclude that even if the body (and the brain in it) grows old, consciousness doesn’t, but it can remain dynamic and vivacious in a body that with age has lost in part other capabilities. This last statement would suggest that consciousness exists independently from the body: this is a reasonable hypothesis that is based on objective observations (the mental vitality and creativity of “old” brains) and that consequently, for honesty, has to be considered.

An ageing process implies growth, specialization (the acquisition of specific abilities), then a progressive decrease in efficiency that leads to decay. But consciousness doesn’t necessarily follow this type of development: it’s not necessarily subject to deterioration. Again, one may think that the deterioration of consciousness depends on that of the brain – which, as mentioned, seems to proceed in an independent way. In this case the age of the brain and of the mind is peculiar and it cannot be calculated in the same way as the age of a body is: the age of a consciousness cannot have the same meaning of the age of the body that it animates. Thus, in these terms, consciousness has no age. The consciousness of an eighty year old can be as vivacious as that of a thirty year old.

Consciousness follows a developmental process different from the one of the body: it can develop and transform in a free way, it is not subjected to a predetermined developmental process as is the body. As mentioned above, in normal conditions a body develops according to a predefined process, it grows, acquires functional properties, then starts to lose its capacities of renewal, and decays: it gets old. Consciousness, instead, can and will initially develop in a guided manner and be influenced by events and people, but this process is not (or only partially) predetermined. In normal conditions, i.e. in the absence of constraints that prevent study and experiences, consciousness is free to choose and accept or not limitations to its development, and it can grow in a non-predictable way, acquiring characteristic ways and capacities of expression. In addition, consciousness does not decay and does not lose agility with time.
The tiredness of spirit, which might be considered as a consequence of mind’s ageing (and not necessarily of brain’s ageing, since it can appear in young people) is a temporary state, because in principle consciousness is always able to regain its original vigor (while a body is not).

Thus, everyone chooses how to exert his consciousness. The limits that can be attained in the cognitive (i.e. developmental) process are not definable – and there might be no limits. Incidentally, it is not necessary to use chemicals that modify the body functions in order to go beyond one’s consciousness limits. “Anabolic” substances for the consciousness don’t exist. Some drugs influence the mental functions, but as such they don’t develop consciousness, they may at most stimulate it temporarily and suggest new fields of exploration, but they aren’t necessary to expand knowledge and abilities of the consciousness.

Thus the question is: should one adapt his consciousness activity to the age of his own body or should one let it freely wander? Should one express his own consciousness in the way the other expect it according to his physical age or should one continue to develop it also when brain cells have completed their own developmental process?
Should one aspire to be free (responsibly), or to be free within the limits that are considered reasonable for his physical age?
It’s evident that age has a social meaning. How the others see us, and the behaviors they expect from us depend on our age.

Today society attributes maximal importance to tangible matter and appearances. It wants to progress by quantifiably steps that it studies in their minimal details and implications, so that to justify them. It is realistic and aspires to be so because it identifies rationality with intelligence. It exalts rationality as a mean to describe and comprehend the physical world, to delineate a reasonable reality in which one can rationally integrate. Today the majority of people identify themselves only with their bodies and they grow old with them, thus forming a society that is stratified according to age, in which everybody’s roles and mentalities are defined by, and conform to their age. Generally this way of life is not imposed, but it appears as the most reasonable choice that allows a person to conform his life to the different phases of his physical development.
In this way many are conditioned by the misunderstanding of age. Because of this misunderstanding, also love between two consciousnesses belonging to bodies with very different ages, but anyway contemporaries (and in the possible oblivion of eternity, what matters on earth other than being contemporaries?) is often considered fake and it’s not pursued.

But the evolution of society depends on the free and honest exploration of consciousnesses along “non-realistic” paths: only in this way it’s possible to go beyond the limits of what is accepted as reality, to discover new possible combinations of the elements of reality, and to achieve a new definition of it. To live honestly according to consciousness implies to put in doubt our own selves always, and at the same time the models of behavior that are presented as reasonable and correct, and that we are encouraged to adopt.

A free person can have only a doubt: how to conciliate the lack of ageing of his own consciousness to the ageing of his own body? A free person will not let his mental activities – rational and emotional- be conditioned by the age of his body: when the body is not an obstacle, his consciousness will expand, developing in unpredictable (unlimited) directions, completely careless of his body’s age.

For a free person, considering his consciousness ageless, and living according to his own consciousness need not have practical and social aims, but they mainly express the need to be true to oneself and to know, unfold and develop one’s own, unique potentialities.