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Friday, September 7, 2007

La gioia innata/The innate joy




La gioia innata e’gioia non motivata che si prova costantemente. Si riflette in un modo di essere, cioe’ in una costante vivacita’ che alimenta curiosita’ e stimola una ricerca continua di esperienze e risposte.

Mantiene la mente e lo spirito all’erta anche quando si riposa. Nei momenti tranquilli i sorrisi interiori che suscita si manifestano sul viso, negli occhi, sulle labbra, nei lineamenti che si animano di espressioni. Spinge in avanti, a staccarsi con un salto dalle situazioni stagnanti per cercare nuovi stimoli. Riesce a far dimenticare la solitudine perche’ impegna la mente e lo spirito in pensieri e sensazioni e fa nascere nuove idee. Da’ la forza di risollevarsi da fallimenti solenni che l’hanno ridotta ai minimi termini ma non l’hanno spenta.

Si quieta in quelle situazioni di dolore, come quando si perde una persona cara, che non possono essere risolte e richiedono il patimento per essere accettate. Ma penso che solo eventi rari, traumi psicologici profondi che abbiano la capacita’ di distruggere i valori sui quali si nutre e cresce una persona possano spegnerla.

Negli altri casi, anche nelle sconfitte apparentemente definitive, si affievolisce fino a non essere piu’ percepita, ma prima o poi riappare, risboccia inavvertitamente come una pianta da un seme, aiuta a riacquistare consapevolezza di se’, e torna a fiorire.

La gioia innata e’ la gioia di essere vivi, e’ spontanea e inconsapevole, cioe’ e’ indipendente dalla consapevolezza di essere vivi, forse e’ connaturata con la vita stessa e, se cosi’, e’ comune a tutti gli esseri viventi. Le persone possono rendersene conto e il riconoscerla e’ ulteriore motivo di gioia.

La gioia innata permette di sopportare con leggerezza gli affanni, di ricrearsi nei momenti di inerzia contrastandone la noia, e di ridere meravigliati del loro avvicendarsi spesso incontrollabile. E’ il divertimento di stare al timone tra i flutti, ora rischiando di annegare sotto un’ondata, ora lasciandosi accarezzare amorevolmente dai raggi del sole. Da’ entusiasmo alla curiosita’ di provare ancora.

The innate joy is joy without reasons. It is reflected in a way of being, in a constant liveliness that sustains curiosity in the persistent research of experiences and answers.

It keeps alert mind and spirit, even when one is resting. In quiet moments the intimate smiles that it evokes appear in the eyes, on the lips, animate the face traits in captivating expressions. It pushes forward, gives the energy to bounce away from stagnant situations and look for new stimuli. It can make one forget his solitude because it engages mind and spirit in thoughts and feelings, and it brings new ideas. It gives the strength to rise again after solemn failures that reduced it to the minimum but didn’t extinguish it.

It becomes silent in those situations of pain, like the departure of a dear one, that cannot be solved and require grieving in order to be accepted. But I think that only rare events, deep psychological traumas so serious that they can destroy the values that sustain and nourish a person’s growth, can extinguish it.

Other difficult situations, even apparently definitive failures, can weaken it to the point of making it unperceivable, but soon it reappears, sprouts again silently like a plant from a seed, blooms again, and it helps regain self-awareness.

The innate joy is the joy to be alive, it’s spontaneous and unaware, meaning that it’s independent of the consciousness of being alive, maybe it’s intrinsic to life itself and, if so, it’s common to all living beings. People can recognize it and this generates further joy.

The innate joy helps endure disquietude more lightly, cheer up and push back apathy, and laugh in amazement of their often uncontrollable alternating. It’s the enjoyment of being at the helm in the waves, now risking drowning in a swell, now indulging in the loving caresses of the sun.