Semplicemente voglio essere Ho bisogno di essere Non posso fare a meno di essere. Vita. | Just want to be Need to be Can't help being. Life. |
Thursday, December 11, 2014
Vita / Life
Saturday, May 17, 2014
In vino veritas - per mano a un amico (Sei quello che sogni) / In vino veritas - holding a friend's hand (You are what you dream)
Assapora l’aroma di un rosso fruttato, dolce e intenso, assorbi ogni profumo nel tuo sangue, lascia che raggiunga ogni parte di te e si diffonda… Prendine ancora, sentine la fragranza con gli occhi socchiusi, poi un sorso, trattienilo qualche momento tra lingua e palato, assimila ogni sapore. Senti così la tensione allentarsi, vedi l’orizzonte allontanarsi, uno spazio chiaro aprirsi davanti a te ed è lì che vuoi andare. Ti abbandoni ad una corrente imprecisata che ti trasporta come sui flutti dentro quello spazio libero, proprio dove desideri andare. Sei tranquillo e fiducioso e non opponi resistenza, non ti poni domande, vai spontaneamente dove sei felice. Stai bene e forse osi altro rosso per poter arrivare fluido nel mezzo del sogno che palpita in te e che la tua forza vitale ora ti mostra nitido e raggiungibile. Ponderi, sai ancora decidere, puoi scegliere di no, rinunciare a magnificare la rivelazione così da non spingerti verso l’orlo sul precipizio, non hai perso il controllo. Ma l’idea di dolcezza ti alletta, ancora un po’ di morbido andare senza sforzo alcuno verso i tuoi desideri più intimi, lasciando vibrare libera ogni corda in te. E allora acconsenti e aggiungi all’ebbrezza gentile. Ancora tu vedi e assapori consapevolmente mentre ormai senza freni stai raggiungendo la tua visione. Condividi l’esperienza con una persona amica, vera amica, con cui parlare con il cuore in mano mentre insieme sorbite il nettare magico. Questa persona ti ascolterà con amore, ti chiederà, vorrà sapere cosa c’è nel profondo di te che ti suscita queste immagini vivide, ti aiuterà a sollevare ogni velo, chiarire ogni incertezza, rivelando fulgida la tua aspirazione di vita. L’abbandono di ogni tensione, l’amicizia schietta ti porteranno a discernere ancor più definito il tuo proposito che tu, sobrio e ragionevole come ti si vuole, ti ostini a celare a te stesso dietro schermi di fumo sottile per paura di essere bandito dalle persone a cui tieni. Sciogli le catene dei tuoi timori, spalanca i tuoi occhi sui tuoi ideali più reconditi e peculiari, comprendi quello che sei e che desideri fare. Il lasciarti andare soavemente a un po’ di dolcezza ti permette di udire un richiamo che con ardore è proprio per te. Riconosci i tuoi sogni come possibile realtà, come aspetto concreto di te. Sei quello che sogni. In sobrietà potrai forse riuscire a liberarti e partire. | Relish the aroma of a fruity red, sweet and intense, absorb all its perfumes into your blood, let it flow within your body, let it spread… Have some more, scent its fragrance, your eyes closed, take a sip and hold it a moment at your palate, feel all its flavors. Your tension is now releasing, your horizon starts moving farther away, you see a luminous space opening in front of you and there you want to go. You abandon yourself to an indefinite current that carries you as on waves within that free space, right where you wish to go. You are calm and confident and don’t resist the flow, don’t question, but spontaneously go where you are happy. You feel good and perhaps you dare some more red so to arrive smoothly in the middle of the dream that beams in you, and that now appears limpid and reachable, pulsating with your vital force. You hesitate and ponder, you can reason still, can choose to stop, desist from magnifying your revelation and keep away from the precipice, you’re still in control. But that sweetness lures you, you want to keep going softly and effortlessly toward your most intimate wishes, letting every chord vibrate free inside yourself. And so you consent and enhance that gentle elation. Still you can see and consciously savor, while, now unstoppable, you are reaching your vision. Share this experience with a friend, a true friend, with whom to talk openheartedly as together you sip the magical nectar. This person will lovingly listen to you, will try to understand, keen to know what, deep inside, inspires your vivid images, will help you lift the last veils, overcome every uncertainties, and reveal the splendid aspirations of your life. The release of tension, the candid friendship will make you discern even more distinctly your life purpose that you, sober and sensible as you’re expected to be, persist in concealing to yourself behind screens of thin smoke, afraid of being banned by the people you care about. Break the chains of your fears, open your eyes wide on your most hidden and peculiar ideals, comprehend what you are and wish. Letting yourself go gently into that sweetness will allow you to hear the fervent call that is really for you. Recognize your dreams as possible realities, as concrete aspects of yourself. You are what you dream. Once sober maybe you’ll finally manage to break free and leave. |
Saturday, November 23, 2013
La corsa / The run
Blocco di partenza schierato, poche parole volano, sentiamo tutti i secondi che sfilano verso lo scoccare del minuto, lo starter marca il tempo. Saltello da un piede all’altro compattando le forze, quando darà il via dovrò andare, vorrò andare, a comando. Ultimi 10 secondi e comincia il conto ala rovescia scandito nel microfono. Ultimi tuoi flebili tentativi di chiedermi prima che tutto inizi “ma perché devi metterti a correre adesso?” Stai zitta, c’è il premio al traguardo, per quello voglio correre adesso a comando, senza fermarmi, caparbia, stai zitta. Scoccato! Partiti e partita! Superata or ora la linea di partenza, è questo il momento ufficiale che conta. Avevo cercato di stare nel blocco lontana dai gruppi, da quelli che corrono insieme, che hanno la stessa maglia, che parlottano di nulla per scaricare la tensione, che si aspettano. Corrono, si fa per dire, allineati in orizzontale e si scrutano per cercare incoraggiamento l’uno nell’altro. Ingombrano. Siamo in tanti però e qualcuno lo devo schivare all’avvio quando ci muoviamo come blocco compatto. Non ho una partenza veloce, ma voglio spazio davanti a me per acquisire il mio ritmo. I primi metri nell’aria fresca sul viso sono esilaranti e per un attimo penso che potrei correre per ore così, miglia su miglia nel vento. Ah, ah! Ma già sento l’affanno! Ecco, non mi sono riscaldata abbastanza, il cuore pompa, i quadricipiti si contraggono, le braccia spingono, voglio avanzare veloce, ma il mio corpo supplica timido una progressione più dolce. No! Sono lucida abbastanza per non concedere. Sono fresca, è il momento di spingere ora, è solo una questione di 5 minuti, che il sangue si espanda elargendo il suo ossigeno, che risvegli e tonifichi, pazienza. Cinque minuti che scorrono secondo per secondo e li vedo passare mentre i miei polmoni sollecitati si distendono e sapranno presto gonfiarsi di aria. Un chilometro è andato, passato, volato… “ma è solo il primo, un nonnulla! Vuoi tenere così, affannata, lottando per tanti minuti… e sai bene per quanti..! … lo senti che è dura, fa male, smettila!”. Ancora ci provi, ma ti sento appena, non voglio prestarti attenzione. Mi tocchi certo e per un attimo vacillo e per questo mi arrabbio e ti guardo di sbieco con occhi infuocati. Voglio arrivare al traguardo correndo per tutto il percorso, c’e’ il premio. Tu insisti, ti artigli al mio petto per soffocare anche quel mio breve respiro, vuoi spingermi ai lati a fermarmi, “non hai fiato!” mi urli “è troppo, non reggi! non vedi che non reggi? Come puoi continuare così per chilometri e chilometri, è lunga, hai ancora tutto dinanzi! Ritirati adesso, RITIRATI!” Non molli, gridi assordante, ma io non mollo nemmeno. …Mi sfidi? Vuoi guerra? D’accordo, a noi due! Tu sei stanca e sfinita, lo so, hai incassato colpi e sei stata ferita e vorresti soltanto distenderti, far nulla e dormire per non pensare. Io invece voglio mettere azione su azione, è così che non penso e che costruisco realtà e pensieri nuovi. Voglio correre ora per faticoso che sia, per controbattere ai tuoi tentativi di farmi acquietare a leccarmi le ferite. Ho paura dell’immobilità soporifera, del languore dell’inattività che spegne le idee. Tu invece tenti ancora di urlarmi che sei stanca e mi chiedi perché mi infligga questa fatica, perché non mi sieda tranquilla a guardare oltre il cielo e a immaginare. Mi dici che il riposo mi ispirerebbe, ristorerebbe la mia forza fisica, accenderebbe la mia mente. Ma io no, non la penso così, io voglio sentire il sangue che scorre, i muscoli che si contraggono, la forza repressa che affiora e si intensifica ogni metro che corro, come magma incandescente rimonta nel mio corpo e sento che vuole esplodere, fantastica. Sì, la fatica mi pervade e scioglie le tensioni della mia mente, libera i pensieri inespressi, ammorbidisce nello sforzo ogni contrattura, scova le paure occultate che così riconosco nella loro meschinità e smaschero. Quindi ora TACI. Sono infuriata con te e devi tacere per sempre. Smetti per sempre di sabotarmi. Tu contro di me, invece di sostenermi e aiutarmi. Taci per sempre, o se parli incoraggiami. Usa la stessa tenacia nel darmi coraggio, altrimenti stai zitta e sparisci. Io corro. Respiro rapido, ma le gambe sono forti, spingo e avanzo finalmente nel silenzio. Mente sgombra, visione di cielo chiaro e bianco, un passaggio aperto senza ostacoli, né suoni né colori, per l’altrove. Correre elimina tossine del corpo e della mente. Corro ed elimino i pensieri venefici, mi libero delle arroganze altrui che vogliono appiattire la mia vita e imbrigliarmi. Io corro e vi smaschero e poi vi getto con rabbia e sollievo. Mi basta uno sguardo ora e ti rannicchi impaurita. Amami piuttosto e accompagnami. Devo raggiungere il traguardo correndo senza fermarmi mai, questa è la condizione, devo avere la forza per arrivare correndo ed allora, passata la linea finale, potrò tutto. Il premio al mio vigore fremente. Sarò e darò senza paura, riceverò e abbraccerò grata, chiederò, ascolterò, osserverò… prendete la mia mano, vi tengo e sto con voi finché lo desiderate, e se capite venite a scoprire con me. | All lined up at the starting line, few words flying around, we all feel the seconds gliding towards the topical moment as the starter marks the time. I’m hopping from one foot to the other compacting my strengths, at the kickoff I’ll have to go, I’ll want to go, abiding the order. The last 10 seconds and the countdown now starts loud in the microphone. Your last, feeble attempt to ask me, before everything begins “but why do you have to run now?” Shut up, there’s the prize at the finish, for that I want to run now, at command, without stopping, stubborn, shut up. Go! We’re off, I’m off! Just passed the starting line, this is the official moment that counts. I tried to stay away from groups, from those who run together, with the same shirt, who chatter to release their tension, who wait for each other. They run, so to say, lined up horizontally and they peer at each other, looking for encouragement. They are an encumbrance. But we are many and I have to dodge some at the start when we move as a compact block. I don’t start fast, but I want space before me to acquire my rhythm. The first meters in the fresh air are exhilarating and for a moment I think that I could run like this for hours, miles over miles in the wind. Ah, ah! But I’m already breathless! Of course, I didn’t warm up enough, my heart is pumping, my quadriceps are contracting, my arms are pushing, I want to advance fast, but my body feebly implores a gentler progression. No! I’m sensible enough not to yield. I’m fresh, it’s time to push now, it’s only a matter of five minutes, my blood will diffuse and proffer its oxygen, it will awaken and invigorate, be patient. Five minutes that slide second by second and I see them go while my lungs, stimulated, expand and soon they’ll fill up with air. One kilometer is gone, passed, flown… “but it’s only the first one, nothing really! Do you want to keep holding like this, breathless, fighting for long minutes… and how many…! … you realize that it’s hard, it’s painful, stop it!” You’re trying again, but I hardly hear you, I don’t want to pay attention to you. You touch me of course and for a moment I falter and then I get angry and I look at you sideways with flaming eyes. I want to run all the way to the finish, there’s the prize. You insist, claw my chest trying to choke my breath that’s already so short, you want to push me to the sides and stop me, “you’re breathless!” you scream “it’s too much, you won’t hold on! Can’t you see that you won’t make it? How can you go on like this for miles, it’s long, you’ve still got the whole run ahead of you! Drop out now, DROP OUT!” You don’t give up, you scream loud in my ears, but I don’t give up either. … You dare me? Want war? All right, so be it! You are tired and exhausted, I know, you were battered and wounded and now you’d only like to lie down, do nothing and sleep and stop thinking. I want instead to put action on action, that’s how I stop thinking and build new realities and thoughts. I want to run now, even if hard, to fight back your attempts to quiet me down and lick my wounds. I’m afraid of the slumberous immobility, of the languid inactivity that quenches ideas. But you try again to yell that you’re tired and ask me why I’m intentionally overexerting myself, why I don’t rather sit down and watch beside the sky and imagine. You say that some rest would inspire me, would restore my physical strength, would light up my mind. But no, I see it differently, I want to feel the blood running, the muscles contracting, all my repressed strength rising more intense as I run, like blazing magma it mounts in my body and I feel that it’s about to explode, fantastic. Yes, fatigue pervades me and loosens every tension in my mind, it frees my unexpressed thoughts, softens with the effort any tightening, discovers my concealed fears that so I recognize in their pettiness and unmask. So now SHUT UP. I’m furious with you and you have to shut up forever. Stop forever to sabotage me. You against me, instead of supporting and helping me. Shut up forever, or if you speak encourage me. Use the same tenacity to support me, otherwise keep silent and back away. I run. My breath is fast, but my legs are strong, I’m pushing and I move forward and finally it’s silence around. Vacant mind, a vision of a clear and white sky, an open passage with no obstacles, nor sounds nor colors, for elsewhere. Running eliminates toxins from body and mind. I run and get rid of poisonous thoughts, I get free from the others’ arrogance that wants to flatten my life and bridle me. I run and I unmask you and then I throw you away, angry and relieved. With just a look now I make you cringe. Love me rather, and come with me. I must run to the finish line without stopping, this is the condition, I must have the strength to arrive running and then, once past the finish, anything will be in my power. The prize to my vibrant vigor. I will be and give without fear, I’ll receive and embrace grateful, I’ll ask, listen, watch… take my hand, I’ll hold you and stay with you until you wish, and if you understand, come discover with me. |
Thursday, October 17, 2013
L'idealista –Libertà di spirito– / The idealist –Freedom of spirit
Si deve imparare a vivere nella società, impararne le leggi e il modo di pensare per formarsi un senso etico. Poi bisogna liberarsi della società e delle sue strutture, uscirne, districarsi dai suoi tracciati ingarbugliati, tirarsene fuori, distaccarsene fino a che voltandosi la si può vedere come qualcosa a sé stante e separata da noi. Allora si è liberi con un senso morale. Il conoscere la società e l’imparare a viverci secondo i suoi principi servono solo per formarsi un senso morale che significa capire e manifestare in ogni momento il rispetto della vita. Poi si può finalmente vivere liberi, secondo sé stessi, esprimendo i propri personali moti dello spirito, nella pienezza libera da quelle costrizioni che definiscono i cammini comuni e nell’amorevole rispetto della vita. | One has to learn how to live in the society, learn its laws and its mental schemes in order to build an ethical sense. Then one has to brake free from the society and from its structures, go out of it, disentangle from its intricate tracks, disengage until, when turning around, one can see it as something standing on its own, separate from him. Only then one is free with an ethical sense. Getting to know the society and learning to live in it according to its rules are necessary only to build one’s moral sense, which means to understand and assert at all times the respect for life. Then it’s finally possible to live free, according to one’s own self, to express one’s own personal motions of the spirit, in that fullness which is free from the constrictions that define the common paths, and in the loving respect of all life. |
Monday, September 2, 2013
La rabbia e la passione/The anger and the passion
L’ho visto sul palcoscenico cantare e suonare. La sua passione erompeva da lui verso di noi. L’ho assorbita. Ci dava tutta la sua gioia e io l’ho presa e stretta rianimando la mia. Stava evidentemente facendo quello per cui era nato, era diventato quello che aveva desiderato e sentito di essere, era riuscito a far sbocciare e crescere quell’abbozzo iniziale di persona in modo così unico, era originalmente, appassionatamente e gioiosamente se stesso. Un desiderio specifico può essere lo scopo principale della vita, l’ideale primo, la vocazione e allora è animato da una grande energia che ne fa da motore per realizzarlo e focalizza su di sé ogni pensiero: così ogni altra cosa, attività, persona che non ne sia coinvolta perde importanza. Questa energia genera grande determinazione che può manifestarsi come aggressività, non curanza di tutto ciò che si frappone tra chi desidera e il suo scopo, indipendentemente dalla natura dell’ostacolo: cose e persone sono calpestate, talvolta spianate, in ogni caso spazzate da parte con irritazione e più spesso con disprezzo. Il desiderio in questo caso è principalmente ambizione a primeggiare, ad essere il più forte, è ambizione di potere, di controllo. L’”io” è gonfio, vuole imporsi ed essere ammirato e riverito come superiore, vuole controllare ogni attività, niente deve succedere senza il suo consenso. L’enorme energia che sostiene l’ambizione di potere è carica di tensione ostile, può devastare pur di raggiungere lo scopo e si manifesta come rabbia. Chi ambisce al potere e al controllo per egotismo percepisce il mondo come un’inutile, potenziale distrazione o come ostacolo e questo carica la sua energia di rabbia. Talvolta finge calma e avvedutezza, finge interesse per gli altri se questi possono servirgli al suo scopo, ma poi avanza con rabbia, manifesta il suo desiderio con rabbia, è pieno di rabbia. Crea tensione attorno a sé, come un campo minato, perciò l’onesto che l’avvicina deve corazzarsi per non essere ferito, umiliato, abbattuto; il debole striscia sperando di poter riflettere un po’ della sua luce apparente, il suo simile lo sfida o lo adula per la spartizione del potere. I rapporti con i suoi simili e con chi lo asseconda sono superficiali e falsi e implicano servilismo o una malsana competizione che bara. Le persone cariche di questa tensione aggressiva spesso arrivano a controllare la società in vari campi perché il loro desiderio di potere e di imporsi è enorme, la loro energia distruttrice eccezionale. L’energia che accompagna la grande ambizione può essere in altri creatrice. Certi si slanciano verso la propria vocazione con brama e amore e la realizzazione della loro ambizione li rende liberi. Liberi anche dal dover controllare gli altri, dal dover stabilire e far rispettare regole che sono indispensabili ad assicurare il posto di potere a chi cerca il successo con rabbia. L’energia allora si manifesta in passione che erompe con gioia mentre queste persone vivono la loro visione e si trasmette a chi sta loro attorno e li osserva, ispirandoli. L’ambizione in questi casi è di riuscire ad esprimere quello che si sente in sé, impreciso e informe all’inizio ma che pulsa e preme incontrollabile contro il petto e nelle membra per manifestarsi. Non c’e’ nessun desiderio di controllare gli altri e di imporsi, ma un desiderio puro di essere ciò che si desidera, di dare al mondo ciò che si possiede innato e poi elaborato nel proprio intimo, di creare, di inventare qualcosa che arricchisca il mondo in utilità, bellezza e significato. Si cerca libertà e si lascia agli altri libertà. I rapporti con gli altri sono spesso limitati perché la grande vocazione indirizza chi vive con passione verso poche persone vicine per spirito o per sentimento, ma quando si verificano sono generosi e aperti ad uno scambio fecondo. La passione si esprime vitale in ogni tentativo ad essere, di successo o fallimentare che sia, e se si arriva a realizzare il sogno, sarà manifesta in tutta la sua grandezza e si riverserà sul mondo ad ogni battito di palpebra, ad ogni sguardo, si irradierà. La passione fa evolvere il mondo. Io sono passione. | I watched him on stage, singing and playing. His passion burst from him towards us. I absorbed it. He was pouring on us all his joy, and I embraced it and held it tight to reawaken mine. He was clearly doing what he was born for, he had become what he had desired and felt he was, he had succeeded in nurturing and growing that initial bud of a person in such a unique way, he was originally, passionately and joyfully himself. A specific desire can be the main goal of one’s life, the primary ideal, the vocation, and in this case it is sustained by a strong energy directed to its realization, and it focuses on itself every thought: for this reason every activity, person, thing that is not related to it loses importance. This energy generates a great determination that can be expressed as aggressiveness and carelessness about everything that stands between the person who desires and his goal, independently of the nature of the obstacle: things and people are trampled on, sometimes demolished, always brushed off with irritation and more often with contempt. In this case, the desire is mainly ambition to outclass, to be the mightiest, it’s ambition for power, for control. The ego is swollen, wants to dominate, be admired and revered as superior, wants to control every activity, nothing may happen without his consent. The formidable energy that sustains the ambition for power is charged with hostile tension, it can be devastating if necessary to reach the goal and it is expressed as anger. The person who aspires to achieve power and control for egotism perceives the world as a useless, potential distraction, or as an obstacle, and this loads his energy with anger. Sometimes he pretends calm and thoughtfulness, pretends concern for the others if these can be of any use for his goal, but then he advances angrily, revealing his desire angrily, he’s full of anger. He raises anxiety around himself, like a minefield, so the honest who approaches him has to put on an armor to avoid being wounded, humiliated, demolished, the weak crawls hoping to catch and reflect some of his deceptive light, those similar to him challenge or adulate him, aiming to partake of the power. The relationships with his like and fawners are superficial and false, and they implicate servility or an ill competition that cheats. The persons loaded with this aggressive tension often manage to control society in many fields because their desire for power and supremacy is enormous, their destructive energy exceptional. In some people the energy associated with a great ambition can be creative. Some fling themselves toward their vocation with eagerness and love, and the fulfillment of their ambition makes them free. Free also from having to control the others, from having to impose rules that are essential to assure the power to those who angrily seek it. Energy then is expressed as passion that bursts joyfully while these people live their vision, and is transmitted to and inspires those who are watching, fascinated. In these cases, the ambition is to be able to manifest what one intimately feels, vague and undefined at first, but vibrant and throbbing uncontrollably against the chest and in the whole body, longing to be expressed. There’s no desire to control the others and to dominate, but a pure desire to be what one wishes, to give the world what one has lovingly and originally elaborated innerly from something innate, to create, to invent something that would enrich the world for its helpfulness, beauty and significance. One seeks freedom and lets the others free. The relationships with other people are often limited because the strong, personal vocation leads these persons towards few others close in spirit or sentiment, but, when happening, they are generous and open to a fecund exchange. Passion is expressed radiant at every attempt to be, either successful or unfortunate, and, if the dream becomes reality, it will manifest in all its greatness, will stream on the world at every blink, at every look, it will shine. Passion makes the world evolve. I am passion. |
Friday, March 29, 2013
Kilimanjaro
Notte tersa e nera, così tersa che ti sembra di vedere nel buio cupo e infatti vedi il nero, un nero brillante che riverbera e ti illumina dentro e così puoi vedere davvero. Cammini. Segui la scia nel buio, quella stretta striscia di sassi e di terra ai cui lati intuisci altre rocce ma fino a dove non sai, immagini un dirupo appena piu’ in là che precipita in giu’ e tu cammini sul bordo sereno, quel bordo ti basta, non lasci la traccia. Non temi, procedi appigliandoti ai sassi, naturalmente, senza dubbi o incertezze. Guardi davanti, guardi nel nero, lo penetri impenetrabile, vedi il nero nel fondo del nero, senti rumori, senti le voci degli altri ma non ascolti, ogni suono è un richiamo che ti tocca e ti scuote e finalmente ti svegli. Guardi ancora e nel nero ora ti vedi, tu e la montagna tua unica compagna di terra che ti tiene con sé stanotte, per ora, tu speri per tutta la notte e ti assista mentre guardi e capisci. Ti svegli e ti accorgi del freddo. Senti il gelo sul viso, aria tagliente che ti sferza le guance e le labbra, le smuovi ma non riesci a parlare, hai male agli zigomi e al mento, senti il freddo negli occhi. Ma sei attento, ti scopri sensibile, i tuoi sensi acuiti, reattivi come non sapevi. Intanto cammini, la notte è appena iniziata e cammini. Sollevi il piede e lo appoggi piu’ avanti, calchi la terra e le rocce, le senti premute sotto il tuo peso, terra nella terra, tu nella terra. Respiri. … E l’aria ti manca! Si’, ti accorgi che l’aria ti manca! Annaspi un momento, un momento di panico, ti allarmi! Ma è soltanto un istante, tu e la montagna, e certo sei con lei, in alto con lei, respiri la sua aria fina, e piu’ cammini piu’ è fina, lo sai e stanotte vuoi che ti basti per poter restare con lei fino alla roccia piu’ alta. Ora c’è di nuovo silenzio e quiete e guardi avanti, il tuo petto spalancato a lei, per dare e ricevere. Alle sue rocce e alla sua terra presenti il tuo cuore e la tua mente, alle sue fattezze ruvide ma stanotte accoglienti per te, dai la tua fragilità consapevole e il tuo desiderio di abbandonarti al suo abbraccio, alla sua essenza indiscutibile la tua, semplice e appassionata. Avanzi attento e emozionato, il tuo proposito evidente, le tue debolezze evidenti, la tua passione e il tuo amore cosi’ veri e reali che non esiste timidezza. Sete. L’aria fredda e fina ti asciuga e ti impasta la bocca, hai sete, con naturalezza cerchi la bottiglia, fai il gesto di bere. Ghiaccio. Aspiri, ma niente, scuoti la bottiglia, la tua lingua cerca acqua ma niente, non una goccia. Con le mani cerchi di sciogliere il ghiaccio piu’ in alto dove lo credi piu’ sottile, soffi il tuo calore, sfreghi, una goccia, una sola, ci riprovi, un’altra goccia ancora, almeno due ne vuoi, cerchi acqua, brami acqua. Non si scioglierà salendo, devi accettarlo e succhiare quel poco che avrai nel resto della notte. Hai sete e ne soffri, ma vuoi calmarti, regolare di nuovo il respiro sui passi, scacciare il pensiero, riprendere il dialogo con la montagna e la terra. … E con il cielo. Il cielo è nero, guardi ancora il nero e ancora lo penetri piu’ lontano… piu’ in alto… nel nero, il cielo nero… e infinitamente stellato… Stupore… Silenzio… Sei estasiato. Il respiro si ferma, ogni suono svanisce, ogni cosa scompare, c’è solo il cielo per sempre oltre ogni spazio, pieno di stelle, minuscole, vicine, lontane, infinite per sempre, il tempo scompare. Cammini nel cielo, respirando il cielo, sospeso nel cielo, cielo sopra e sotto di te, sotto i tuoi piedi e la montagna e ancora piu’ giu’ c’è il cielo. Attorno a te una pioggia di stelle per sempre, le senti, ti sembra ti toccarle, ti accorgi di toccarle, tu, la montagna, la terra, il cielo. La vita attorno a te. Vita attorno a te uguale a te, vedi, senti, ti senti sfiorato, qualcosa ti tocca, ti cerca, ti sorride, sorridi, ti chiama… si’, qualcuno ti chiama… ti chiamano ora… ti volti, guardi in su… e ecco, sono tutti là che ti guardano, sono felici, eccitati per te, ti incitano, ti spingono, ti amano, ora è chiaro, ogni dubbio dissolto, piangi, sorridi, vorresti raggiungerli e abbracciarli, sentire ancora o come mai prima le loro dita sul viso. Sei felice. Pieno di gioia incantata cammini. Quella tua chiara, semplice essenza, tu, raggiungi le stelle oltre le stelle, scivoli tra loro come una brezza leggera, come acqua che scorre, respiri il cielo, guardi la vita che freme molteplice, tocchi, rispondi fremente, calchi la magnifica montagna che ti accompagna piu’ in su e tra poco inviterà il sole a stare con voi, accarezzi la terra tra le dita. | Limpid, black night, so limpid that you seem to see in the deep darkness and in fact you see the blackness, a vivid blackness that glistens and shines into you, and so you can really see. You walk. You follow the trace, that slender strip of stones and earth on the sides of which you perceive more rocks, but you don’t know how far they go, you imagine a gap near you that tumbles down and you quietly walk on its edge, that line is enough, you don’t leave the trace. You are not afraid, you move forward naturally clinging to the rocks, unwavering. You look ahead, into the black, you penetrates the impenetrable, you see black deep into black, hear noises, hear voices but don’t listen, every sound is a call that touches and shakes you and finally you awake. You walk on and look and now in that blackness you see yourself, you and the mountain, your only earthly companion which holds you tonight, for now, you hope all night long, that it would assist you while you look and understand. You suddenly feel the cold. Cold on your face, cutting air that swipes your cheeks and lips, you try to move them but cannot speak, your cheekbones, your chin are sore, you feel cold in your eyes. But you are attentive and you realize how sensitive you are, your senses sharpened, ready to respond as you never knew. You keep walking, the night has just started and you walk. You lift your foot and lay it just ahead, you lean onto the earth and the rocks, you feel them pressed under your weight, earth into the earth, you into the earth. You breath. …And there’s not enough air! Yes, you discover that there’s not enough air! You gasp for a moment, a moment of panic, you’re frightened! But it’s simply an instant, you and the mountain, of course you’re with her, high up with her, you breath her thin air, and the further you walk the thinner, you know it and you want this thin air to be enough tonight so that you’ll be able to stay with her up to her highest rock. Now it’s silence and quietness again and you look forward, your chest wide open to her, to give and receive. To her rocks and earth you present your heart and mind, to her rough traits that tonight are gracious to you, you give your ware fragility and your desire to lay into her embrace, to her indisputable essence, yours, simple and passionate. You go forward alert and excited, your purpose is evident, your weaknesses are evident, your passion and your love are so true and real that they don’t know any shyness. Thirst. The air, cold and thin, dries your mouth, you are thirsty, reach for the bottle, want to drink. Ice. You try to lick water, but nothing, you shake the bottle, your tongue seeks water again but nothing, not even a drop. With your hands you try to melt the ice where you think it thinner, you blow your warmth, rub, one drop, only one, you try again, another drop, you want one more at least, you seek water, you crave water. It’s not going to melt as you go up, you have to accept it and suck any drop you get all night long. You are thirsty and you suffer, but you want to calm down now, and tune again your breath to your steps, forget that thought, start talking again with the mountain and the earth. … And the sky. The sky is black, you look again at that blackness and again penetrate it further… higher… that blackness, that sky so black … and endlessly starry… Amazement… Silence… You are enchanted. Your breath stops, every sound is quieted, everything disappears, there’s only the sky forever beyond any space, full of stars, tiny, close, faraway, endless forever, time vanishes. You walk in the sky, breathing the sky, hovering in the sky, sky above and beneath you, under your feet and the mountain and further below there is sky. Around you a shower of stars forever, you feel them, it’s like you’re touching them, you realize you’re touching them, you, the mountain, the earth, the sky. Life around you. Life around you same as you, you see, you sense, something brushes your skin, something touches you, is looking for you, smiling at you, you smile, calling you… yes, somebody’s calling you… they’re calling you now… you turn, look above… there, they are all there watching you, they’re happy, excited for you, they cheer you, encourage you, they love you, it’s clear now, every doubt’s gone, you cry, smile, you wish you could reach them and hug them, feel once again or as never before their touch on your face. You are happy. Full of enchanted joy you walk. You, that clear, simple essence that is you, reach the stars beyond the stars, glide among them like a light breeze, like flowing water, you breath the sky, look at the vibrant manifold life, you touch, you vibrantly answer, gently and steadily walk the magnificent mountain that is accompanying you further up and in a little while she will invite the sun to join you, you feel the earth between your fingers. |
Wednesday, February 20, 2013
Who can leap the world's ties?
Entrare nel gioco e manipolare. Giocare con mattoni e pedine, disfare, rifare, scomporre, ricombinare. Realizzare qualcosa di commerciabile, a cui si possa attribuire un prezzo, suscitare il desiderio di possederlo, venderlo, far girare la ruota della produzione per il consumo. Un gioco che richiede di conoscere le regole, di essere scaltri, pronti a sopravanzare l’eventuale concorrenza. Produci per vendere, per arricchirti, per acquistare per te stesso cose prodotti da altri e così via. Non si applica solo ai beni materiali ma in generale alla maggior parte delle istituzioni sociali: manipola l’ambiente, cioè le persone, intreccia relazioni, crea un sistema di scambi: offri qualcosa per ottenere ciò che desideri, una posizione più elevata che ti dia più potere e la possibilità di ottenere sempre di più di ciò che desideri. Entra nel gioco della manipolazione, impara a venderti a caro prezzo, imponiti, sii radicale e sicuro di te, mostra determinazione, impaurisci gli altri che ti daranno potere e così continua a giocare per accrescerlo. Nascondi sempre il fatto che in realtà la tua determinazione è volta solo ad ottenere ciò che desideri per te stesso, più potere, più ricchezza, più capacità d’acquisto, più controllo su tutto e tutti. Chi può distaccarsi dai legami del mondo? Dalle convenzioni sociali, disinteressarsi ai requisiti ritenuti necessari per partecipare con successo al gioco della manipolazione, rifiutare di assumere un ruolo e impersonarlo? Chi vuole essere senza dissimulare e senza recitare? Chi sa esprimere apertamente a parole e a sguardi senza inganni? Chi non può mentire a se stesso e non può rinunciare all’autenticità? Chi può distaccarsi pur restando attivo, senza cercare la fuga nella solitaria contemplazione che sublima la materia ma sa spesso di rinuncia? Chi può raggiungere le altezze delle nubi e guardare dall’alto senza invischiarsi nei giochi complicati del mondo? E poi immaginare una visione nuova che porti un po’ di felicità in più nel mondo, un po’ di amore in più, quindi riimmergersi nella realtà comunemente sensibile con empatia e determinata integrità e realizzarla, renderla tangibile, far nascere un po’ più di amore, senza aspettarsi niente in ritorno? Il ritorno in realtà c’è, quello stesso amore che sorge tocca anche chi l’ha generato. …and sit with me among the white clouds? | Enter the game and manipulate. Play with bricks and pawns, undo, remake, take apart then put together again. Produce something to place on the market, give it a price, arouse the desire to own it, sell it, and keep the wheel of heedless production turn. You must know the rules if you want to play, you must be sly, ready to fight and subdue your competitors. Produce and sell to get wealthy and buy for yourself from others, and on and on. This not only applies to material things but also to the majority of social institutions: manipulate people, establish useful relationships, create a system of exchange: offer something in order to obtain what you wish, to boost your career, to earn more power and fame, and so become able to acquire more and more of what you want. Enter the game of manipulation, learn to sell yourself at a high price, impose yourself, be radical and self-confident, show determination, scare the others who will then give you more power so you can go on playing and get even bigger. Always hide the fact that in reality your only determination is to gain what you desire for yourself, more wealth, more capacity to buy for yourself, more control over everybody and everything. Who can detach from the world’s ties? Who doesn’t care about attaining the requirements necessary to take part successfully in the game of manipulation, who refuses to choose a role and impersonate it? Who wants to be without dissimulating? Who can only express himself openly in words and with transparent eyes? Who is not able to lie to himself and cannot relinquish authenticity? Who can detach from the world while remaining active thus avoiding an escape into solitary contemplation, which sublimates the material substance but resembles a surrendering? Who can reach the clouds’ heights and look from above, shunning the traps and intricate games of the world? And can imagine a new vision that will bring a bit more of happiness in the world, a bit more of love, and then plunge back into common reality with compassion and strong integrity and make it happen, make it tangible, and generate a bit more of love, and expect nothing in return? In fact there is a return, that very same love that is born will embrace also those who have inspired it. …and sit with me among the white clouds? |
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